Storia del pirografo

Che cosa significa pirografia e che cos’è il pirografo, questo sconosciuto?

La pirografia, significato e storia

Il termine “pirografia” ha origine antichissime e deriva dal greco antico che attribuiva a questa parola il significato di “scrittura con il fuoco”. Essa indica quindi quella tecnica d’incisione su materiali come legno, cuoio, sughero o altre superfici simili, tramite l’utilizzo di una fonte di calore; in passato si utilizzavano ad esempio delle punte di ferro arroventate. Oggi ci si dedica all’arte pirografica adoperando accessori di platino o nichel-cromo surriscaldati e si utilizza uno strumento curioso a molti sconosciuto: il pirografo.

La storia della pirografia parte da molto lontano sia in termini di tempo che di spazio; si tratta infatti di una tecnica antichissima conosciuta ai Cabili, ai Tuareg, ai popoli antichi dell’Europa Centrale e dell’America del Sud che decoravano (e decorano tutt’oggi) i loro vasellami, oggetti e idoli proprio utilizzando delle punte roventi. Si trattava di una tecnica essenziale che permetteva di scavare persino le piroghe proprio grazie al fuoco e che era utilizzata anche durante il Medio Evo.

Questa tecnica assumeva anche le sembianze di arte grafica grazie a nomi come quello di Albert Dúrer che per molto tempo si è dilettato nel pirografare su legno. In seguito, in Occidente, la pirografia è stata sfruttata unicamente come mezzo per imprimere marchi a fuoco su prodotti di largo consumo come turaccioli e casse, ma la vera rivoluzione è avvenuta nel XX secolo con la scoperta dell’elettricità. Essa ha apportato una soluzione molto comoda per riuscire ad arroventare lo strumento con cui pirografare riducendo i rischi di infortuni e bruciature per l’artista. 

Oggi purtroppo, soprattutto in Europa, questa tradizione artistica non esiste quasi più, andando via via perdendosi anche a causa dei limiti imposti dalla moda commerciale che vede la pirografia come mezzo decorativo utilizzato prevalentemente per ottenere imitazioni o copie in serie di oggetti veri come souvenir o utensili di uso domestico. Si tratta di un vero peccato, come sempre d’altronde quando vengono abbandonate tradizioni artistiche e artigianali di spessore, dati i capolavori che possono essere realizzati proprio grazie a questa tecnica.

Il pirografo, strumento curioso

Andiamo per ordine e iniziamo con la spiegazione di che cosa sia questo curioso strumento. Come detto precedentemente, oggi sono adoperati accessori di platino o nichel-cromo surriscaldati. I moderni pirografi non sono altro che semplici trasformatori elettrici che convertono la corrente elettrica di rete in corrente di bassa tensione: ad essi, tramite cavetto elettrico, è collegata una sorta di penna con, alla sua estremità, una piccola cannuccia su cui si innesta una punta intercambiabile munita di filamento e si suddividono generalmente in due categorie, quelli a temperatura fissa e quelli a temperatura variabile. È tuttavia altresì possibile l’utilizzo di un comune saldatore per la saldatura a stagno ma, data la sua natura primaria, è sicuramente meno maneggevole rispetto ad un vero pirografo e poi, perchè privarsi del piacere di avere a che fare con un oggetto così apparentemente tecnico e scientifico ma allo stesso tempo simile a un attrezzo artigianale e creativo.

La punta del pirografo, dalle forme più varie e variamente invasive, resa incandescente grazie alla corrente elettrica e bruciando va ad incidere il legno segnandolo così permanentemente. Proprio come si può fare con una normale matita da disegno, anche con il pirografo, a seconda della forma della punta, dell’inclinazione durante l’uso e della pressione esercitata, è possibile modificare la linea di bruciatura compiuta. E se si commettesse un errore? Niente paura! Se si lavora su legno è possibile, a seconda della profondità del solco, utilizzare della carta abrasiva per cancellare la traccia; ciò ovviamente non è possibile pero su altri materiali pirografabili come ad esempio il cuoio.

Il mio banco di lavoro

La scelta del pirografo

Il pirografo è lo strumento necessario per decorare il legno. Si può dire che per un artista il pirografo sta al legno come un pennello sta ad una tela bianca. La pirografia è un’arte che richiede una certa abilità manuale ma se si hanno gli strumenti giusti risulta più facile e piacevole.

Se volete fare il salto di qualità e passare da un pirografo comune ad uno professionale, date un occhiata qui sotto per capire i vantaggi e i costi che ci sono.

Prima, è bene fare una precisazione sui pirografi che ci sono in commercio. I pirografi si dividono in due grandi categorie: pirografo comune e pirografo professionale.

Il pirografo a saldatore è il più economico e lo si trova facilmente nei negozi per hobbisti o su Amazon. Ha una temperatura costante ed è corredato da diverse punte di metallo intercambiabili. I modelli sono compatti e sono più soggetti al fenomeno di surriscaldamento dal momento che sono sprovvisti di una centralina.

Il pirografo professionale ha invece un regolatore di temperatura, una centralina con una buona protezione al surriscaldamento e una penna leggera. Lo si trova su siti internet specializzati ed ha un costo che oscilla intorno ai 35 euro con un singolo manipolo e i 50 euro per quelli a manipolo doppio, come quello qui sotto.

Perché scegliere un pirografo professionale? E’ vero che questi modelli hanno un costo non indifferente ma i vantaggi che offrono ne spiegano anche il valore.

  • Tempi più brevi per il riscaldamento e il raffreddamento della punta (1-2 minuti).
  • Controllo elettronico della temperatura.
  • Manico della penna più piccolo e maneggevole.
  • Vasta gamma di punte fisse o intercambiabili.
  • Alcuni modelli hanno la possibilità di attaccare due penne contemporaneamente.

Il top dei pirografi secondo me: Brenn-Peter Master 80

Il Pirografo Brenn-Peter Master 80 è uno strumento professionale a singolo manipolo.
Il sogno proibito di tutti i disegnatori, capace di alte prestazioni per tutti i lavori di pirografia, sia nel campo dell’hobbistica che a livello artigianale.
Puo’ lavorare velocemente su qualsiasi tipo di legno, cuoio o sughero senza problemi per ottenere incisioni più marcate.

L’apparecchio è dotato di un manipolo con temperatura regolabile .
Il pirografo “Master” montando punte piu’ robuste, e’ adatto per le incisioni piu’ marcate ed ha la temperatura regolabile da 250 a 1000 gradi C.
L’attacco alla centralina del manipolo “”Master”” avviene mediante due dadi zigrinati ed e’ dotato di un fusibile di sicurezza di 2 Ampere
Il pirografo è dotato di un comodo supporto per appoggiare il manipolo.

Il kit è composto da da:
– 1 x Manipolo Master
– Centralina di controllo
– 1 x appoggi per manipoli
– 5 x punte assortite
– 1 x Spazzolino
– Fusibili di ricambio, 2 A
– Manuale

Specifiche tecniche:
– Potenza 80 Watt.
– Volt. 230 V/0,2-2,0 V.
– Temperatura regolabile da 250 a 1000 gradi C

Performance

Ci sono diversi fattori che influenzano le performance di un pirografo. Il più delle volte dipendono da ciò che si vuole ottenere: è il progetto che determinerà quale di queste caratteristiche saranno importanti per te.

Ad esempio, potresti avere bisogno di uno strumento che ti garantisca una elevata precisione per decorare le tue sculture di legno, oppure potresti aver bisogno di un’assortimento di punte e stampi per bruciare la pelle e il cuoio. Qualsiasi lavoro artigianale tu scelga, in questa guida vedremo assieme i fattori da considerare e su cosa puntare per scegliere il miglior pirografo professionale per legno.

Potenza

Facendo un discorso generale, molti produttori di pirografi professionali vi diranno che più il pirografo è potente, più è buono. Sulla carta non hanno tutti i torti perché, più calda è la punta, più facile sarà disegnare il legno. Detto ciò avere troppa potenza può portare ad un’usura o a guasti precoci dei tuoi strumenti. E può anche lasciare quell’effetto troppo scuro-bruciato (a meno che l’effetto non sia voluto).
La potenza di solito è espressa in Watt. Se sei alla ricerca di un pirografo “veloce” cercane piuttosto uno con più ampere che uno con una potenza d’uscita complessivamente alta in watt.

Tipi di punte

La punta del tuo pirografo è ciò che realmente lascia il segno sul legno. Perciò è davvero importante scegliere la giusta punta a seconda delle tue necessità. In commercio ci sono diverse punte:

  • Punte intercambiabili: probabilmente una delle caratteristiche più importanti per chi ama il dettaglio. Le punte intercambiabili ti daranno la versatilità di cui hai bisogno per lavori dettagliati. Inoltre ti permetterà di lavorare con una sola penna fintanto che potrai cambiare solo le punte.
  • Punte fisse: sono punte con forme stabilite. Si scaldano più velocemente per una disegno veloce ed uniforme. Ideali per coloro che usano spesso un solo tipo di punta dal momento che durano di più nel tempo per un uso intenso.

Comodità

Quando si cercano strumenti per l’arte e il fai da te non è solo la performance che cerchiamo. Il prezzo e la comodità hanno un gran peso nella scelta finale. È estremamente importante considerare il livello di comodità nel tenere in mano una penna del tuo pirografo, specialmente se si ha intenzione di usarlo per periodi prolungati di tempo. Nella mia esperienza, i pirografi professionali tendono ad avere dei manici più piccoli e maneggevoli da usare, e sono altrettanto facili da adoperare per lunghi periodi senza grossa fatica.

Prezzo

prezzi per un pirografo professionale variano sensibilmente fino ad arrivare anche sopra i 200€. Se ti sei affacciato da poco alla pirografia allora il mio consiglio è quello di prendere un pirografo economico. Sebbene non abbiano molte funzioni sono un buon modo per iniziare senza spendere una fortuna. Se invece sei interessato a continuare con la pirografia e vuoi essere più professionale, allora il prezzo per un buon pirografo si aggira tra i 200 e 350 Euro.  A quella cifra avrai un pirografo con diverse punte, tutta la potenza che vuoi per i disegni più dettagliati e probabilmente uno strumento più longevo.

La scelta del legno

Come abbiamo più volte ripetuto, la pirografia è una tecnica che può essere applicata a diversi materiali ma il più comune resta sicuramente il legno, ma quale qualità è la migliore? Non ne esiste uno in particolare più adatto di altri, ogni albero produce un legno con determinate caratteristiche e di seguito potete trovare le categorie più comuni con le relative indicazioni; ricordate però che è sempre preferibile usare usare legno grezzo non trattato e senza troppe venature

Personalmente uso delle tavole di Abete, vanno prima trattate e levigate. Un consiglio… Prima di levigare le vostre tavole di Abete passateci sopra un panno umido, se ci sono stucchi o fibre morte li vedrete subito perchè si formeranno delle striature o venature più scure che inevitabilmente deterioreranno il disegno che voi avete creato con tanta cura, qui sotto vi pubblico una foto, guardate quelle striature quanto sono brutte !

Abete: presenta delle venature molto belle e ben sfumate; di colore rossiccio e bianco, è molto poroso e fragile. L’alternarsi delle parti tenere e dure può però essere un inconveniente per la pirografia, ma l’artista potrà ottenere per la stessa ragione un grafismo irregolare sottolineato da una brunitura del legno attorno ai segni.
Si tratta di un legno tenero, molto usato nell’antichità per la costruzione di carcasse, fondi o come base per mobili. Scelto quello in  massello per la costruzione di mobilio popolare, quello in patina acquisisce un colore giallo aranciato; la finitura è quasi sempre a cera o a olio.

Acero: bianco, solcato da ondulazioni grigiastre e dure, consente un lavoro preciso e molto piacevole malgrado la sua durezza. Colore chiaro, lucentezza satinata, tessitura fine, fibre ravvicinate e talvolta ondulate, questo tipo di legno riceve un ottimo pulimento e una brillante lucidatura.

Agrifoglio: molto duro, compatto, si leviga bene e viene generalmente usato per lavori di pirografia molto impegnativi. E’ un legno di colore bianco, forse il più bianco esistente in natura, è pesante e dalla vena compatta.

Betulla: Legno duro con venatura fitta e pesante.

Bosso: molto duro, pesante, color giallo pallido. Regala una grande soddisfazione per i risultati che si riescono a ottenere ma ha l’inconveniente di essere molto costoso. Di origine orientale,  è particolarmente adatto, per la sua durezza, a lavori di tornitura, per tarsie e per piccole sculture.

Carpino: legno bianco, duro di difficile lavorazione a causa della direzione irregolare delle sue fibre.

Castagno: poco resistente, poroso, è uno dei legni bianchi più facili da lavorare. Consente di realizzare bellissimi contrasti tonali pur permettendo delle belle sfumature. La lucidatura ha una buona resa estetica ma necessita di una accurata chiusura dei pori

Cedro: Legno dolce di dolor arancio chiaro con una delicata venatura.

Ciliegio: grigio rossastro, con venature brune, si lavora facilmente e si leviga bene ma ha la tendenza a incurvarsi. E’ un legno medio duro (ciliegio dolce) molto usato in alcune zone d’ Italia (Piemonte, Emilia) per costruire mobili in massello mentre è meno usato come impiallacciatura.

Corniolo: bianco, molto duro.

Ebano: E’ un legno di colore nero intenso illuminato da riflessi rosso cupo la cui origine può essere riferita all’Africa, India, Cava e al Madagascar. Si screpola difficilmente poiché la sua grana fine lo rende compatto e durissimo.

Faggio: è difficile da levigare perchè duro e tendente alle spaccature. Consente tuttavia una pirografia molto precisa. Si tratta di un legno semiduro e compatto, venato in modo uniforme, di colore crema chiaro che muta in rosa se trattato a vapore. Si distingue per chiazze piccole e lucide radunate in alcune parti e visibili anche se l’essenza viene colorata.

Frassino: solcato da venature molto ‘capricciose’ ha un aspetto bianco, bruno o rossastro è molto adatto per la pirografia in quanto è un legno robusto e flessibile, usato più per le sue caratteristiche tecniche che per l’aspetto. E’ un legno dalla colorazione abbastanza chiara che varia dal bianco grigiastro al marrone chiaro. Si piega e si lavora bene ed è usato per semplici mobili rustici ma è difficile la colorazione di pezzi nuovi usati come integrazione in un lavoro di restauro, perciò conviene sempre usare legno vecchio. Alcuni tagli di olmo e castagno assomigliano al frassino e possono essere usati in alternativa.

Limone: giallo chiaro, acquista una lucentezza molto bella ed è di facilissima lavorazione.

Melo: legno duro e pesante, con riflessi dal giallo chiaro al marrone.

Mogano: Colore giallo rosato che vira al rosso bruno dorato se esposto all’ aria, tessitura variabile, fibre spesso intrecciate o ondulate con particolare effetto decorativo. Scuro e duro, non consente di realizzare opere particolarmente contrastate e quindi di qualità discreta dal punto di vista cromatico. Questo legno è duro e resistente dal colore marrone rossiccio riccamente venato; ha grana fine e uniforme, proprio per la sua compattezza venne preferito al noce, in quanto particolarmente adatto per intagli e finiture raffinate.

Noce: giallo caldo, consente la realizzazione di opere pregevoli la cui resa è ottima poichè è un legno che non si incurva; è tuttavia molto costoso. Ha colore bruno con venature scure, qualche volta nere. Venne ed è tutt’oggi considerato uno dei migliori legni, sia a livello estetico sia per la sua duttilità.

Olmo: è di colore marrone chiaro ma tendente allo scuro con il passare del tempo. La caratteristica più importante dell’olmo è la sua vena fibrosa; la resistenza all’usura di questo legno lo rende ideale per ripiani meccanici e per giunti meccanici nei mobili. Purtroppo è soggetto a deformazioni ed è facilmente attaccabile dai tarli.Viene lucidato sia a gommalacca che a cera.

Palissandro: Esistono due qualità di questo legno duro esotico; la più pregiata è quella brasiliana che ha una natura compatta e una grana grossa e aperta. Si tratta di un legno di colore marrone con striature nere. Il Palissandro è un legno ostinato e difficile da lavorare poichè si scheggia facilmente e a causa della sua natura oleosa è difficile preparare le superfici all’incollatura. Nell’ impiallacciatura, il palissandro tende a formare piccole crepe e a rompersi nelle sezioni dentellate. Per la lucidatura, dopo aver chiuso bene i pori, si usano vernici a spirito come la gommalacca.

Pero: ha una grana fine e permette lavori di precisione per esempio una veduta in piroincisione da stamparsi poi su carta. Legno di rado usato per la costruzione di mobili in massello era ottimo per le torniture, usato, ma di rado, per fare impiallacciature e piccole decorazioni. Questo legno dipinto in nero viene molto usato per sostituzioni o imitazioni del legno Ebano.

Pino: Legno molto resinoso usato per la costruzione di mobili popolari praticamente in tutta Italia data la sua diffusione. Ne esistono moltissime varietà con caratteristiche diverse.

Pioppo: molto facile da pirografare perchè tenero e di ottimo rendimento cromatico.

Platano: di grana fine, si leviga molto bene e non si sforma. E’ bruno e meno duro del faggio.

Quercia: ce n’è una gran varietà secondo la provenienza; è assai difficile da lavorare a causa della sua durezza e della sua venatura. Per la pirografia bisogna scegliere le qualità più morbide. Legno di colore giallo bruno ravvivato da striature dorate, è forte e  duro pur essendo a grana rada e a poro aperto e non è certo fra i più semplici da lavorare.

Rovere: molto meno resistente della quercia (è sempre della famiglia della quercia) ma ha le stesse caratteristiche. Questo legno, giallo con picchiettature scure, venne utilizzato per la costruzione dei mobili di pregio per un lunghissimo periodo, dal Duecento al Quattrocento circa, mentre in Inghilterra resistette fino al Settecento. Viene prevalentemente usato per la costruzione delle strutture interne e altro uso, poco attinente con l’ebanisteria, riguarda la costruzione delle botti garantendo un buon invecchiamaento ai vini rossi e ai distillati.

Tasso: legno compatto, liscio e brillante. Invecchiando assume sfumature arancio scure/marroni.

Tek: il Tek è un legno duro e pesante, di colore marrone striato, straordinario da lavorare. Appena tagliato ha uno strano tessuto ceroso e un odore che ricorda il cuoio. Si taglia bene e, come la quercia, si scurisce con l’esposizione alla luce; è uno dei legni più forti, durevoli e resistenti all’usura che esistano, ma a causa dell’aspetto opaco e del peso è stato preso in considerazione in occidente solo di recente.

Tiglio: ha una grana fine, di color giallo delicato, molto adatta per lavori a punto; è eccellente per la pirografia.

Ulivo: verdognolo o giallastro con ricche venature nere o brune, legno durissimo, è compatto ed omogeneo e resiste molto bene al tarlo. Se mal stagionato si torce e si spacca, è adatto per fini lavori d’intarsio e per la tornitura. Più che all’ebanisteria, l’uso di questo legno è legato alla scultura; non è infatti facile da trattare a causa della sua durezza.

Compensato: realizzato con fogli di legno ottenuti mediante la tranciatura o la sfogliatura è costituito normalmente da tre strati di legno di cui lo strato centrale corre a squadra rispetto ai laterali.

Ora che sapete proprio tutto sulla pirografia non vi resta che acquistare il vostro pirografo per poter creare le vostre opere d’arte su legno.